I danni del tabacco: rischi per chi fuma e per chi subisce il fumo, con un impatto anche sul nostro SSN

Secondo l’Oms, i prodotti da tabacco uccidono oltre la metà dei loro consumatori ed il fumo – compreso quello passivo – è responsabile del 12% di tutti i decessi per motivi cardiaci; è inoltre considerato un agente cancerogeno per l’uomo.

Il fumo passivo, anche in piccole quantità, aumenta il rischio di cancro ai polmoni, malattie cardiovascolari e infezioni delle vie respiratorie.

I danni del fumo sulla salute si ripercuotono sui malati e sulle loro famiglie, sulle prestazioni sociali assicurate dall’INPS e sul sistema nazionale sanitario, oggi già fragile.

Nel nostro Paese, ogni anno il fumo causa tra i 70.000 e gli 83.000 morti.

Il tabacco da solo provoca più decessi di quelli causati da alcol, aids, droghe, incidenti stradali, omicidi e suicidi messi insieme ed è uno dei maggiori fattori di rischio nello sviluppo:

  • Tumori: aumenta il rischio di 17 diversi tumori, in particolare al polmone (8 tumori su 10 sono causati dalle sigarette), del cavo orale e gola, dell’esofago, del pancreas, del colon, della vescica, della prostata, del rene, del seno, delle ovaie e di alcune leucemie. Lo sviluppo di questi tumori è legato a danni del DNA cellulare indotto dal fumo, danni che non sono legati al numero giornaliero di sigarette.
  • Malattie cardiovascolari: causa infarto, ictus e favorisce la formazione di placche aterosclerotiche (la patologia aterosclerotica più frequente legata al fumo è l’aneurisma dell’aorta addominale).
  • Malattie respiratorie: è la causa principale di induzione alla broncopneumopatia cronica ostruttiva(BPCO) e all’enfisema polmonare. Una serie di studi hanno dimostrato correlazioni tra il fumo di sigaretta e lo sviluppo di una malattia da SARS-CoV-2 più severa.
  • Gravidanza: aumenta il rischio di mortalità fetale e riduce il peso alla nascita; le fumatrici hanno anche un rischio maggiore di distacco di placenta, rottura precoce delle membrane e parto prematuro. Aumenta il rischio di morte improvvisa.

 

I danni del fumo passivo: l’impatto sulla salute e sul SSN

Accendendo una sigaretta, i fumatori mettono a rischio anche chi è costretto a respirare il fumo passivo, considerato estremamente nocivo e pericoloso. In Italia il fumo passivo è responsabile di circa 1.000 morti ogni anno.

Secondo alcuni studi, il rischio cumulativo di morte per tumore al polmone è di un morto ogni 1.000 persone esposte al fumo passivo. Inoltre:

  • il fumo passivo aumenta del 20% il rischio di malattie coronariche ed eventi cardiaci
  • è stato dimostrato l’aumento del rischio di tumore al polmone
  • sono inoltre in corso studi per valutare il ruolo del fumo passivo su altri tumori, incluso quello al seno.

La necessità di una stretta normativa

I rischi che il fumo passivo, anche quello all’aperto, provocano impongono di ripensare la normativa antifumo e le abitudini comportamentali dei fumatori: non è accettabile che un non fumatore sia costretto a respirare fumo passivo. Non deve più essere considerato normalità accendersi una sigaretta in una piazza affollata, ai tavolini di un bar, alla fermata dei mezzi pubblici, allo stadio e in tutte le situazioni che costringono chi non fuma a subire il fumo passivo (e i danni che provoca).

Oltre alla stretta legislativa, occorre una presa di coscienza e un cambiamento culturale di chi fuma, perché chi si accende una sigaretta sia consapevole che la scelta di fumare incide sulla salute propria, ma anche su quella altrui. Chi fuma ha un impatto anche sul nostro Sistema sanitario nazionale, oggi già fragile e che negli anni a venire dovrà affrontare le nuove sfide di una popolazione sempre più anziana.

Smettere di fumare è possibile, con benefici per la salute di tutti

Smettere di fumare, anche dopo anni di dipendenza, resta la scelta migliore, per sé e per gli altri. I benefici sono certi, con benefici immediati e a lungo periodo. Se già nelle prime ore migliora il livello di monossido di carbonio nel sangue (che torna alla normalità), nelle prime settimane migliorano anche la circolazione e la funzionalità polmonare. Dopo un anno dall’addio al fumo il rischio di malattia coronarica è dimezzato rispetto a quello di un fumatore; dopo 10 anni il rischio di tumore al polmone diventa la metà di quello di chi fuma, mentre dopo 15 anni il rischio di una cardiopatia coronarica è simile a quello di chi non ha mai fumato.

Chi decide di smettere di fumatore può ricevere supporto rivolgendosi al proprio medico o ad uno dei 230 centri antifumo presenti su tutto il territorio nazionale, che offrono trattamenti integrati (terapie farmacologiche e supporto psicologico). Clicca qui per l’elenco dei centri antifumo.